La violenza assistita

Tra le donne che subiscono violenza dal partner vi sono madri con figli di minore età, spesso testimoni delle violenze esercitate nei confronti della propria mamma.

L’esperienza vissuta da un bambino di assistere a episodi di violenza o maltrattamento messi in atto dal proprio padre verso la propria madre si definisce: violenza assistita.

Secondo il C.I.S.M.A.I. – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, per violenza assistita si intende l’esperire da parte del bambino qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minori.

Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti. Si include l’assistere a violenze di minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici. I traumi vissuti da un bambino possono derivare da cause naturali (es. un terremoto) o da situazioni create da esseri umani, come nel caso della violenza assistita. Si ignora però che gli esiti sono differenti sul bambino; un trauma imputabile ad un evento naturale infatti, per quanto grave, è solitamente più tollerabile ed è più facile attribuirgli un significato che faciliti la sua elaborazione. Un trauma provocato da un essere umano, è tanto più destrutturante nelle sue conseguenze quanto più la persona che l’ha provocato è vicina affettivamente ed è un significativo riferimento per la vittima.

Una madre maltrattata è una madre traumatizzata, infatti la violenza soprattutto se protratta nel tempo, oltre a danni fisici di vario tipo, può produrre un gran numero di sintomi assimilabili al disturbo da stress post-traumatico. Questi influenzano fortemente la relazione con i figli e le capacità di accudimento e di attenzione verso i loro bisogni.

Il maltrattamento continuato nel tempo porta la vittima ad isolamento, mancanza di risorse a tutti i livelli e produce una condizione di impotenza che investe anche gli aspetti della genitorialità (C.I.S.M.A.I., 2005).

Sulla base di recenti studi è emersa una stretta correlazione tra violenza assistita nei minori e compromissione di aree di sviluppo nei bambini evidenziata da difficoltà di apprendimento e problemi di rendimento scolastico, criticità nell’acquisizione di competenze sociali, abilità cognitive e motorie, stati emotivi caratterizzati da ansia, aggressività, alterazioni del normale ritmo sonno – veglia, incubi ed enuresi notturna.

La violenza assistita comporta un danno che coinvolge potenzialmente tutte le aree di funzionamento della persona:

  • psicologica
  • relazionale
  • emotiva
  • cognitiva
  • sociale
  • fisica
  • comportamentale

Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Psychological Science dagli autori P. Fisher e J. Pfeifer sostiene che la litigiosità e i toni alterati della voce dei genitori sono riconosciuti dal bambino, anche mentre dorme, e ne alterano l’attività del cervello con possibili effetti sul suo sviluppo. Le aree del cervello del bambino interessate sono quelle neurali legate alla regolazione dello stress e delle emozioni. I neonati non comprendono il senso delle parole ma percepiscono la conflittualità.

Nelle dinamiche familiari, caratterizzate da maltrattamenti e violenze, il bambino viene esposto, oltremodo, a modelli educativi confusivi e laceranti (poco protettivi da una parte, pericolosi e minacciosi dall’altra), i quali coinvolgono la costruzione della sfera dei principi etici: il riconoscimento di ciò che è bene e ciò che è male, non potendo così sviluppare quel senso di giustizia che orienta il comportamento verso la prossimità, la cura e il bene dell’altro.

I bambini testimoni di violenza intrafamiliare possono mettere in atto comportamenti violenti per salvare il legame affettivo con il genitore aggressore e per avere l’illusione di una sensazione di controllo e potere. Imparano che la violenza è un comportamento lecito nei legami affettivi e nelle relazioni sia di coppia che amicali.

Principali fattori di protezione e riparazione dei danni subiti dai bambini sono rappresentati dalla consapevolezza materna e dalla attivazione delle capacità protettive materne.

Fonte: C.I.S.M.A.I., G. Traverso, psicologo e psicoterapeuta, collabora con l’Associazione Telefono Rosa Piemonte.

  • Aggiornato il 28 Ottobre 2019