Il testo di legge rimuove dal Codice penale russo il reato di “percosse in famiglia” declassandolo a un illecito amministrativo punibile con un’ammenda tra i 5mila e i 30mila rubli (80-470 euro).
L’arresto da 10 a 15 giorni o 60-120 ore di servizio civile. La violenza domestica resterà punibile con 2 anni di carcere solo se ripetuta più volte nello stesso anno o motivata da odio o teppismo.
MOSCA – La chiamano la “legge sugli schiaffi”, per le donne è invece un “incoraggiamento ai tiranni in casa”. Dopo la scontata approvazione di stamattina in terza lettura, la legge che depenalizza le violenze domestiche in Russia passerà al Senato e poi sul tavolo del presidente russo Vladimir Putin e diventerà presto effettiva. Picchiare coniuge e figli non sarà più reato. Il testo rimuove dal Codice penale russo il reato di “percosse in famiglia” declassandolo a un illecito amministrativo punibile con un’ammenda tra i 5mila e i 30mila rubli (80-470 euro), l’arresto da 10 a 15 giorni o 60-120 ore di servizio civile. La violenza domestica resterà un crimine punibile con due anni di carcere solo nel caso in cui venga ripetuta più volte nello stesso anno o sia motivata da odio o teppismo. Il crimine ritorna inoltre nell’ambito delle “azioni giudiziarie private”, dove spetta alla vittima raccogliere le prove e denunciare l’abuso.
La tesi di fondo: non sono affari di Stato. La tesi di fondo dei promotori del disegno di legge è che ciò che succede tra le pareti domestiche non sia affare dello Stato. Per gli oppositori invece legittimizza gli abusi. Il dibattito in seno al Paese è iniziato nel luglio scorso quando il governo ha recepito una sentenza della Corte suprema depenalizzando le percosse che non provocano danni fisici, ma non nel caso in cui siano inflitte a familiari. La Russia infatti è uno dei tre Paesi in Europa e Centrasia che non ha leggi specifiche sulla violenza domestica, ma la considera una forma di “assalto”, ignorando così il fatto che mogli e figli sono le vittime più vulnerabili. La mossa del governo allora piacque alla società civile, ma irritò Chiesa ortodossa e politici conservatori. Molti, in testa la senatrice Elena Mizulina, già autrice della legge contro la propaganda gay, obiettarono che così un genitore avrebbe rischiato il carcere solo per una sculacciata, “tradizionale mezzo di educazione russo”.
Putin: “Meglio non esagerare con le punizioni“. Incalzato da un giornalista durante la conferenza annuale a fine dicembre, Putin era infine capitolato dicendo: “Così si distruggono le famiglie. Meglio non esagerare con la punizione. Non fa bene”. Dopo questa dichiarazione il testo che depenalizza “le percosse che non causano danni duraturi” proposto da Mizulina ha avuto un iter tutto in discesa. Soddisfatto Vyacheslav Volodin, il presidente della Duma: la legge – ha detto – aiuterà a costruire “famiglie forti”. E rassicurati i tanti genitori che temevano che la polizia potesse abusare del potere di intervenire nelle loro faccende domestiche o che lo Stato potesse controllare i loro metodi di educazione. “La famiglia è un ambiente delicato dove bisogna risolvere le cose da sé”, sostiene Maria Mamikonian, a capo di un movimento di genitori che ha raccolto firme a sostegno della misura.
Le statistiche. Non la pensa così Irina Matvienko, presidente del Centro Anna, l’unica linea amica contro le violenze domestiche aperta in Russia. “Le percosse in famiglia non sono un valore tradizionale, sono un crimine”, sostiene. Nel 2016 la linea ha ricevuto oltre 5mila telefonate, benché sia operativa solo dalle 7 del mattino alle 9 di sera. Ma oltre il 70 percento delle donne che hanno chiamato non ha mai denunciato gli abusi alla polizia. “La legge esonera i tiranni in casa”, le fa eco Maria Mokhova, direttrice del centro per le vittime di abusi “Sorelle”. “Il messaggio – prosegue – è: non puniamo chi pesta i familiari, solo perché ha il diritto di farlo”. Le statistiche ufficiali sono impietose: mostrano che il 40% di tutti i crimini violenti avviene tra le pareti domestiche. Ma, secondo le ricerche indipendenti, lo scenario è persino peggiore: per un rapporto delle Nazioni Unite del 2010, 40 donne al giorno e 14mila l’anno vengono uccise in Russia da mariti o compagni, mentre 600mila subiscono abusi domestici. Del resto, un sondaggio di Vtsiom ha rivelato che il 19 percento dei russi pensa apertamente che picchiare moglie e figlio sia “accettabile”.
La mobilitazione. Contro il progetto di legge si è mossa Human Rights Watch, una petizione in rete ha raccolto oltre 200mila firme ed è intervenuto persino il segretario del Consiglio d’Europa Thorbjorn Jagland inviando una lettera ai leader delle due Camere. Migliaia di persone
erano attese sabato 28 in piazza Bolotnaya – già teatro delle oceaniche manifestazioni del 2011 – per protestare, ma il municipio ha però negato loro l’autorizzazione. Ora gli organizzatori sperano di riuscire a indire una nuova manifestazione per il 4 febbraio.
Fonte: repubblica.it