Boom di denunce per reati di violenza sulle donne alla procura di Roma nel 2013. Lo denuncia Maria Monteleone, procuratrice aggiunta della Corte di Assise di Roma. I numeri che saranno presentati a giorni durante l’apertura dell’anno giudiziario fotografano una realtà che la procuratrice definisce «estremamente seria e importante».
Dal primo luglio 2012 al 30 giugno 2013 rispetto al periodo corrispondente degli anni 2011-2012 le denunce, che comprendono tutte le ipotesi di violenza di genere (compresa quella economica), puntualizza Monteleone sono passate da 5475 del 2012 a 7295, ovvero 1820 procedimenti in più, il 33%. Le denunce per violenza sessuale, compresa quella di gruppo, sono state nel precedente anno giudiziario, 742, 30 fascicoli in più rispetto al 2011-2012. I maltrattamenti in famiglia sono passati da 892 notizie di reato a 1156 (+30%), lo stalking da 1118 casi a 1184. «Questi sono dati oggettivi» ha commentato Monteleone, intervenuta sul fenomeno del femminicidio e sule nuove norme del decreto licenziato dal Consiglio dei ministri il 14 agosto 2013 e convertito poi dalle Camere. Questi numeri però non fotografano l’eventuale “effetto decreto”, per quello bisognerà attendere il prossimo giugno. Ma nel conteggio dei femminicidi, ovvero l’uccisione di una donna per ragioni legate al suo sesso, per la procuratrice vanno aggiunti i tentati omicidi, gli atti sessuali, le lesioni gravi e gravissime che di solito non entrano nei conteggi che ne fa la stampa.
Monteleone ha continuato parlando delle misure cautelari nei confronti degli aggressori: «Non dobbiamo trascurare caratteristiche e modalità della violenza sulle donne e i minori che raggiunge modalità e gravità così brutali e aggressive che rendono necessaria sempre di più l’applicazione di misure cautelari» ha continuato Monteleone che guida nella procura di Roma (la più grande d’Italia e tra le più grandi d’Europa) un pool di 12 magistrati specializzati sul tema della violenza contro le donne e i minori. La misura cautelare più applicata dal tribunale di Roma è stata nel 90% dei casi la custodia cautelare in carcere. «Sta a significare che ad avviso del Pm e del giudice non c’è altra misura più idonea a contrastare la pericolosità sociale dell’autore della violenza» ha aggiunto. Sono poi aumentati di molto i fermi e gli arresti in flagranza che sono passati da 155 a 218. Da giugno 2012 a luglio 2013 ci sono state 127 ordinanze di custodia cautelare in carcere, contro le 106 del 2012, 20 arresti domiciliari (15 nel 2012), 132 divieti di avvicinamento alla vittima, 7 i divieti di dimora, 4 conferimento a Opg e casa di cura, 1 obbligo di firma, mentre l’allontanamento dalla casa famigliare ha avuto un’applicazione «scarsa«. In totale ci sono state 317 misure cautelari contro le 208 del 2012 con un incremento di quasi il 50%. Le misure cautelari, comprese di fermi e arresti in flagranza, conclude Monteleone, sono state oltre 500 nel 2013, nel 2012 erano 363.
Fonte: Laura Preite, La Stampa del 22/01/14