Cinquantacinque donne uccise in 5 mesi tolgono respiro alla libertà di chi resta. Non lasciamo, però, che i numeri scoraggino. Continuiamo a chiederci che possiamo fare.
«Questo non è amore» avevamo scritto per ribadire che l’amore non uccide. C’entra, però, la sua visione distorta. Chiediamoci, senza pudore, che cosa non vediamo nei nostri rapporti che potrebbe essere il segnale di una relazione pericolosa. Prima dello schiaffo, delle botte, del maltrattamento rabbioso c’è la violenza sottile e invisibile. Sta nei gesti, atteggiamenti, sogni che appaiono normali, persino manifestazioni dell’amore. In realtà sono manifestazioni di relazioni distorte. Le canzoni e il cinema entrano spesso nei nostri immaginari alimentandoli. Non lasciamoci gratificare dai «Non posso vivere senza di te», «Tu sei mia».
Non c’è equilibrio nella fusione.
«Dove sei», «Cosa fai», le telefonate insistenti, essere ovunque insieme sono segnali di relazioni che non si accontentano di essere un rapporto privilegiato ma di bisogno di controllo, primo passo della gelosia ossessionata, dice nella video scheda online Massimo Adolfo Caponeri, psicoanalista che si occupa di dipendenze e relazioni tossiche. Quelle relazioni in cui a volte siamo noi stesse a colludere. La violenza esplode dopo.
Anna Kuliscioff diceva che per cambiare lo status quo bisogna cambiare le relazioni personali, partendo dalle proprie. Si tratta, allora, di prendere coscienza dell’amore e del suo contrario.
Fonte: 27esimaora.corriere.it