Al Senato una staffetta contro i femminicidi

Mantenere alta l’attenzione sui femminicidi, perché le circa 160 vittime ogni anno, non siano solo numeri di un fenomeno crudele, senato-720x380una lunga scia di sangue che vede uccisa una donna ogni 2,2 giorni, la metà di queste uccise dal proprio partner. Questo si propone la staffetta di denuncia che è iniziata al Senato. A ogni vittima di femminicidio, al Senato ci si alzerà per ricordare il nome e la storia di questa donna e lanciare un appello, perché finisca al più presto questa mattanza.

Ha cominciato l’ex ministra del Partito democratico, Maria Cecilia Guerra, non ha voluto aspettare oltre. L’ultima vittima, Bernadette Fella, era di Modena, la sua stessa città. A fine seduta si è alzata e ha lanciato questo appello:

“Solitamente a fine seduta, ci sono pochi senatori in aula, invece l’altro giorno, si sono fermati in tanti ad ascoltare. Speriamo di non doverlo ripetere troppo spesso. Abbiamo preparato una lista di parlamentari, molte donne, ma anche uomini, pronti a prendere la parola e continueremo a farlo ogni volta”.

“Lo scopo della staffetta è di non abbassare la guardia neanche un minuto di fronte a questa escalation”, che non si ferma neanche davanti allo sguardo atterrito dei figli, come dimostra il caso di Manuela Preceruti, in provincia di Pavia, uccisa dal compagno davanti alla figlia di 12 anni.

L’appello ha diversi obiettivi. Uno più mediatico e culturale: il bisogno di ricercare sempre i motivi del delitto nella gelosia del compagno, nel tradimento, nella volontà della donna di separarsi, quasi che ci fosse sottotraccia una ragione di tanta violenza, come se l’omicidio fosse frutto di un raptus, e non di una serie di comportamenti sempre più violenti.

L’altro è più politico: un appello al governo affinché venga monitoratal’applicazione del piano anti-violenza. Quante risorse ci sono, i centri anti-violenza riescono a essere efficaci e ad avere gli strumenti necessari per intervenire? Dopo una denuncia, quante volta scatta l’obbligo di allontanamento dell’aggressore, la querela? E poi, nella fase del processo, qual è il livello di pressione psicologica che una donna vittima di violenza subisce?

Fonte: radiopopolare.it

  • Aggiornato il 1 Luglio 2016