Le donne dell’America Latina contro la violenza sessuale

Le donne dell’America Latina contro la violenza sessuale

Dopo uno stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 16 anni, in Brasile si leva un grido di protesta. violenciam02akIl Paese, infatti, registra il più alto numero di stupri al mondo, e si stima che siano oltre 420 le donne violentate ogni 72 ore, un numero che preoccupa e fa indignare. In questo articolo proviamo ad analizzare l’angosciante fenomeno per dire basta.

DAI FEMMINICIDI ALLA VIOLENZA SULLE DONNE – La violenza sulle donne in Brasile era ed è ancora un problema, come i femminicidi che oggi sconvolgono le cronache italiane. Il fenomeno è piuttosto frequente ed è stato portato alla ribalta della cronaca anche in questi giorni. L’episodio che ha sconvolto le coscienze, e dal quale la presente analisi prende le mosse, è quello che ha visto coinvolti ben 30 uomini contro una ragazza di 16 anni. Purtroppo non può essere ritenuto un fatto isolato, da nessuna parte e nemmeno in Brasile, il Paese con il più alto numero di stupri al mondo (stando alle numerose stime di centri ed organizzazioni che denunciano la violenza sulle donne). E non può esserlo nemmeno perché a poche ore da questo fatto, occorso alla fine di maggio, è accaduto un altro episodio simile, questa volta nel nord del Paese lontano dalle favelas di Rio dove forse i riflettori sono meno accesi e dove, tra un mese, non si terranno le Olimpiadi. Perché è questo che interessa davvero.

DONNE IN PERICOLO – Il Brasile è il Paese con il più alto numero di stupri al mondo, quello che ne registra un numero elevatissimo soprattutto ai danni di ragazze minorenni. E tutto questo si inserisce in una società che, anche le stesse donne brasiliane, denunciano per essere fortemente maschilista, in cui le donne non solo temono di essere violentate, ma non denunciano per paura di non essere prese sul serio. Sembra quindi che la situazione entri in un circolo vizioso, e a pagarne il prezzo sono le vittime. Ma quanto la violenza sulle donne è un problema che può restare secondario agli occhi del Governo, o meglio, di coloro preposti a modificare, ed eventualmente inasprire, le pene per chi commette simili reati? È questo che le donne scese in strada a Rio de Janeiro, come in tutta l’America Latina da Buenos Aires a Bogotà, chiedono a gran voce: protezione, inasprimento delle pene. Ma soprattutto giustizia.

VIOLENZA, QUANDO IL QUADRO NORMATIVO SEMBRA INESISTENTE – Le proteste susseguitesi nei primi giorni di giugno non hanno solo denunciato lo stupro compiuto da 30 uomini contro 1 donna, ma hanno evidenziato un problema che affligge il Brasile: una società dove sino al 2009 la legge sullo stupro era vista più a tutela dell’onore del padre o del marito della donna, ovvero la vittima, quella il cui corpo, e non solo l’onore, sono stati violati, necessita un inasprimento delle pene per chi si macchia di un reato così grave. Molto è stato fatto dal 2009. Ma non abbastanza. È dell’ottobre 2015 la notizia della proposta di legge avanzata dal “leader” evangelico Eduardo Cunha, il quale presentò il disegno L. 5069 che mirava, essenzialmente, a restringere maggiormente la possibilità di praticare l’aborto per le donne vittime di stupro. Questo disegno di legge venne approvato dalla Commissione per la Costituzione e Giustizia della Camera dei Rappresentanti, imponendo così che la vittima debba prima di tutto fare rapporto alla polizia (dinamica questa che, per i motivi di cui sopra, viene spesso evitata) ed eventualmente poi, verrà preso il caso in carico. Non solo, la legge sembrò voler ostacolare ulteriormente l’accesso alla pillola del giorno dopo, riducendo quindi la possibilità per le vittime di stupro di abortire. La possibile conseguenza? La crescita del numero degli aborti illegali, con relative problematiche quali danni fisici permanenti se non addirittura il decesso della donna. Intanto, la legge L. 5069, è passata con 37 voti a favore e 14 contrari.

CONVENZIONI INTERNAZIONALI  Se in Europa la Convenzione di Istanbul ha posto le basi per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica già nel 2011, uno strumento normativo simile si attende anche in America Latina, auspicando una forza giuridica che lo renda vincolante per gli Stati firmatari e poi ratificanti. Molti sono gli strumenti internazionali che esistono e, sotto l’operato dello UN Women – United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (Organismo delle Nazioni Unite per la Parità di Genere e l’Affermazione delle Donne), la Commissione sullo Stato delle Donne è operativa già dal 1947. Furono necessari 20 anni per arrivare alla CEDAW – Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women (Convenzione sull’Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Contro le Donne) che, tuttavia, non ha carattere vincolante tanto quanto le attiviste e gli attivisti di tutto il mondo chiedono.

LE DONNE SCENDONO IN STRADA DA RIO DE JANEIRO A BUENOS AIRES –Brasile e Argentina ancora una volta legate, e questa volta perché le donne di entrambi gli Stati hanno deciso di scendere in strada nello stesso giorno, il 3 giugno 2016. Al grido di “Estamos todas sangrando” (Stiamo tutte sanguinando), “Pelo fim da cultura do estupro” (Poniamo fine alla cultura dello stupro) migliaia di donne hanno affollato le strade di Rio de Janeiro e altre città brasiliane per chiedere una risposta da parte del Governo, affinché possa riuscire presto a tutelare le donne imponendo un cambiamento nella mentalità che attualmente guida il rapporto di genere, che appare così possibile attraverso una revisione dell’apparato normativo sulla questione della violenza sessuale. Una legge che prevede meno anni per lo stupro di una ragazza tra i 14 e i 17 anni, piuttosto che per una al di sotto dei 13 anni, e ancora meno per una ragazza o donna maggiorenne, evidenzia tutta la carenza normativa che affligge il Brasile. Non solo, sono previste pene tra i 2 e 5 anni per coloro i quali pubblichino in rete materiale che ritragga le violenze (dinamica questa accaduta anche per l’episodio nella favela di Rio, che ha permesso di identificare alcuni degli autori della violenza di gruppo). E se anche l’Argentina è scesa in strada è perché “El efecto Wanda Taddei” (Effetto Wanda Taddei) non solo si è verificato, ma soprattutto, non sembra arrestarsi: Wanda Taddei venne bruciata viva dal marito nel 2010 e, nei soli tre anni successivi, oltre 130 donne in Argentina morirono in questo modo. E continuano a morire.

Fonte: ilcaffegeopolitico.org