Non hanno più paura di parlare

Un’iniziativa per far parlare le donne. Per far sì che tutte si sentano libere di raccontare, ThinkstockPhotos-177556867-600x450su Facebook, le esperienze più tragiche della loro vita. Storie di molestie sessuali, diffuse sul social (versione russa) con l’hashtag #янебоюсьсказать (non ho paura di parlare). Un’azione guidata da Anastasia Melnitchenko, una giornalista e attivista civile ucraina. «Voglio che oggi siamo noi, le donne, a parlare. Raccontandoci la violenza che abbiamo subìto. Non dobbiamo colpevolizzarci. Il colpevole è sempre l’aggressore», ha scritto la donna sulla sua pagina Facebook dando il via al progetto.

IL LANCIO DELL’INIZIATIVA

Ed è proprio lei a raccontarsi per prima: «Avevo tra i 6 e i 12 anni. Una parente veniva da noi. Gli piaceva prendermi sulle ginocchia. Un giorno ha cercato di baciarmi sulle labbra. Mi ero rifiutata ed ero scappata via. Mi hanno dato della maleducata», ha scritto. E ha continuato: «A 21 anni, avevo appena chiuso una storia con uno psicopatico. Ma avevo dimenticato da lui una camicia. Vado a riprenderla. Mi aggredisce, mi strappa i vestiti, mi butta sul letto. No, non mi violenta. Ma minaccia di diffondere le mie foto nuda. Non dovevo parlare. Ho avuto paura di farlo per molto tempo».

OLGA

Centinaia di donne, ucraine e russe, hanno accolto l’iniziativa, causando una valanga di confessioni su Facebook. Spesso aggressioni non ‘mortali’ ma di grande violenza psicologica, arroganti, disarmanti, umilianti. «Nel treno di notte Tchernovtsy-Kiev. Avevo un paio di jeans e una giacca lunga. Ero andata a cercare dell’acqua, quando il controllore ha tentato di portarmi verso il suo scompartimento. Sono scappata. All’arrivo a Kiev, mi guardava sorridendo, con arroganza», ha scritto Olga. E ha aggiunto: «Le minigonne attirano un certo tipo d’animale, i cappotti, un altro».

EKATERINA

«Avevo sette o otto anni. Era estate e due miei cugini di un paio d’anni in più mi hanno buttato sul letto, mimando un atto sessuale. Eravamo vestiti. Non l’ho mai raccontato a nessuno», ha confidato Ekaterina.

STANISLAVA

«Avevo sei anni e stavo giocando nella neve con un’amica quando un nostro vicino di casa ci ha chiesto di controllare la sua slitta. Abbiamo ovviamente accettato. Subito dopo, si è tolto i pantaloni. Noi, piccole ed educate, ci siamo girate, pensando si stesse dando una sistemata. Ma lui, con voce gentile, ci ha detto: «Ragazze, non dovete girarvi, potete guardare. Guardate, ho detto!».

LA REAZIONE DEGLI UOMINI

L’iniziativa ha provocato anche la reazione degli uomini della rete. «Non pensavo ci fossero tanti bastardi a questo mondo», scrive un utente. «ho letto diverse storie di ragazze, ma poi mi sono dovuto fermare. È terribile. Ma è la verità, ed è ancora più orribile», ha scritto il giornalista ucraino Vakhtang Kipiani. Ma i commenti sono stati anche d’altro tono: «Non mettete le minigonne, e sarete felici. Non siate provocanti», ha risposto, tra gli altri, l’utente Vladimir.

Fonte: letteradonna.it 

  • Aggiornato il 13 Luglio 2016