Ercolani: «Quello dei maschi violenti è prima di tutto un problema culturale»

Da una parte il caso della ragazza di 15 anni stuprata a Napoli dal branco di coetanei dall’altra gli insulti di Salvini alla Boldrini alla quale ha dato della “bambola gonfiabile”. 87725Sono due esempi agli opposti: dalla cronaca nera alla sguaiata scena politica, ma entrambi ci dicono quanto la donna, in Italia, sia ancora vittima di pregiudizi e di come dietro la violenza alle donne, anche solo quella verbale, ci sia un problema di cultura ancora aperto.

Abbiamo chiesto un commento al filosofo Paolo Ercolani, autore del volume Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio. Quarantaquattro anni, docente dell’Università di Urbino, Ercolani ha ricostruito in maniera completa e critica i pregiudizi contro le donne, mettendo in chiaro come non uno dei grandi autori sia riuscito a tenersene lontano, meno che mai a contrastarlo.

Alla luce del recente stupro della ragazzina di 15 anni violentata a Napoli dal branco, quanto è importante l’educazione di genere tra pre-adolescenti?

Il tragico episodio di Napoli è allucinante ma non sorprendente. Da una parte il pregiudizio antico e radicato che vuole il corpo della donna a disposizione di tutti gli appetiti maschili. Dall’altra un Paese che impoverisce la propria scuola, rendendola incapace di contrastare i pregiudizi e le usanze imposte da quella vera e propria “pedagogia popolare” che in questo caso è rappresentata dalla malavita organizzata e dalla sua antichissima cultura maschilista.
In mezzo ci sono le donne, condannate a recitare il ruolo di carne da macello e di corpi utilizzabili dai maschi, un po’ come erano le “comfort women” (donne di conforto) cinesi durante la II guerra mondiale.
Che si sia nei paesi arabi infestati dall’Isis e dalla sua “teologia dello stupro”, o nelle nostre metropoli “civilizzate” come Napoli, altrettanto infestate dalla cultura della “donna oggetto”, risulta palese la necessità di una rivoluzione culturale che parta dall’educazione affettiva e sessuale dei giovanissimi. Derogare rispetto a questo imperativo categorico significa essere correi delle violenze sulle donne, quindi ipocriti quando piangiamo per loro.

Oltre all’ignoranza, qual è l’altra causa dell’aumento dei femminicidi in Italia?

L’interesse. Fa comodo, e ha fatto comodo, alla cultura occidentale dominante perpetuare l’unica grande legge che governa il consorzio umano: la legge del più forte. L’uomo è più forte, è lui a fare le leggi e a dettare le regole del gioco. È lui a riservarsi l’esclusiva del “desiderio”. La donna è fisicamente più debole (e quindi “inferiore”, stando alla logica del pregiudizio misogino). La stessa legge divina l’ha condannata a subire il dominio del maschio, ed ella è e deve essere l’oggetto di quel desiderio che è considerato legittimo soltanto se proviene dagli istinti maschili.

Quali sono i rischi per la donna che viene meno a queste regole?

Una donna che osa contravvenire a queste leggi maschili, anche solo avvalendosi del diritto di lasciare un uomo e rifiutare il suo “amore”, si espone per ciò stesso alla vendetta più o meno violenta della maestà maschile offesa. Nella storia l’ignoranza è sempre stato lo strumento privilegiato con cui il più forte ha potuto soggiogare il più debole. Di fatto, anche oggi siamo dentro a questo perimetro ideologico.

Quando a uccidere le donne sono gli immigrati, o quando succede nei paesi a maggioranza musulmana, la religione viene messa in primo piano. Secondo lei in quale misura la religione c’entra veramente qualcosa?

La religione non c’entra nulla. Possiamo dire che rappresenta uno dei grandi alibi con cui il maschio giustifica e persino avvalora il proprio dominio sulla donna. Basti pensare che la nostra Bibbia è molto più drastica e violenta del Corano rispetto alla condizione della donna, e che l’usanza del velo è nata nel contesto della Grecia di Pericle e della Roma cristiana, mentre nello stesso periodo nei paesi musulmani era pressoché sconosciuta.

Come possiamo, di questi tempi, comprendere i pregiudizi nei confronti delle donne?

Il pregiudizio misogino può essere compreso, e quindi affrontato, soltanto se lo si guarda dritto negli occhi, liberandosi dagli alibi religiosi e ideologici. Al contrario, il presunto scontro di civiltà diventa soltanto un pretesto per far dire, in questo caso al nostro “branco” occidentale, che le nostre donne le sottomettiamo e le uccidiamo come diciamo noi, e non come vorrebbero i musulmani o chissà quale altra cultura estranea alla nostra.

Fonte: iodonna.it

  • Aggiornato il 29 Luglio 2016