La danza mima le violenze domestiche: una coreografia per incoraggiare a chiedere aiuto

Umiliazioni, minacce, ricatti, insulti, manipolazioni a livello emotivo, violenza fisica. Sono tante le manifestazioni della violenza domestica. o-DANZA-570Non sempre le donne sono consapevoli di tutte le sfaccettature, non sempre si rendono conto di cosa si debba considerare violenza, predominio, abuso. Per questo spesso aspettano, pazientano, giustificano, confidano nella buona fede e nel dispiacere del partner, del genitore o del figlio che poco prima le ha picchiate o tormentate a livello verbale.

Il video realizzato da J. Walter Thompson London and Biscuit Filmworks Los Angeles per Victim Support e per il National Centre for Domestic Violence (NCDV) del Regno Unito, mostra una donna che subisce continue vessazioni da parte del suo compagno. La coreografia ideata da Ellie Goulding mima la natura degli abusi fisici e psicologici e invita le donne a spezzare questa consuetudine. In Gran Bretagna, prima di denunciare e cercare aiuto, una donna aspetterebbe in media due anni. Il video, che si conclude con l’aggressore bloccato da una barriera invisibile, intende incoraggiare le vittime degli abusi a chiedere aiuto e denunciare prima che sia troppo tardi e ad avere maggiore consapevolezza delle diverse sfaccettature della violenza.

Secondo i dati Istat relativi al 2014, raccolti e diffusi a giugno 2015 nel dossier “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, in Italia a commettere le violenze più gravi sulle donne sono i partner attuali o gli ex (62,7%). Secondo lo studio, la violenza psicologica dal partner attuale sarebbe in forte calo rispetto al passato (dal 42,3% al 26,4%), soprattutto se non affiancata da violenza fisica e sessuale.

Alla maggiore capacità delle donne di uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso considerano la violenza subita un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Più spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%).

Il video

Fonte: huffingtonpost.it

  • Aggiornato il 18 Ottobre 2016