Nel mondo «occorrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’: dobbiamo creare una cultura di rispetto». Con questo obiettivo Michelle Bachelet, Vice Segretario Generale e Direttore Esecutivo di UN Women, ha istituito l’iniziativa della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre prossimo.
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Tra le motivazioni che hanno portato all’istituzione della giornata, ci sono alcuni numeri che parlano da soli: oltre cento paesi sono ancora privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica e più del 70 % delle donne nel mondo sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da parte di uomini. Michelle Bachelet ha riconosciuto che i progressi nelle politiche nazionali volte a ridurre la violenza sulle donne sono stati significativi, ma molto rimane ancora da fare. La violenza, in troppi casi ancora, influisce negativamente sui risultati scolastici delle donne, sulle loro capacità di successo lavorativo e sulla loro vita pubblica, allontanando progressivamente le società dal conseguimento dell’obiettivo dell’uguaglianza di genere.
L’onda lunga delle manifestazioni che da Colonia hanno attraversato tante capitali europee, da Varsavia a Bruxelles, arriverà a Roma il prossimo 26 novembre, il giorno dopo la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. L’iniziativa italiana del 26 – organizzata da Rete IoDecido, Donne in Rete Contro la violenza e UDI – sta raccogliendo consensi in tutto il territorio da parte da donne e uomini che si dichiarano pronti a scendere in piazza per lanciare un segnale forte contro la violenza nei confronti delle donne, dentro e fuori le mura di casa.
La Stampa coglie l’occasione offerta dalla giornata dell’Onu e dalle moltissime iniziative che da essa hanno preso vita per raccogliere storie e testimonianze di chiunque voglia far sentire la propria voce, nella convinzione che sia meglio alzare la voce, piuttosto che le mani.
Fonte: lastampa.it