In Piemonte migliaia di donne subiscono violenza

Nel 2015 sono state 1650 quelle che hanno chiesto aiuto, 64 mila le vittime nella regione nel 2014.

Ogni anno migliaia di donne in Piemonte, così come nel resto d’Italia, sono vittime di violenza di genere, e per aiutare con una rete coordinata ed efficiente tutte coloro che si trovano in questa situazione, l’associazione Tampet e la Consulta femminile regionale hanno promosso il progetto «Piemonte in rete contro la violenza di genere» presentato oggi a Palazzo Lascaris alla presenza dell’assessora alle Pari opportunità e Diritti civili della Regione, Monica Cerutti e della consigliera segretaria Angela Motta.

Per avere una proporzione indicativa del fenomeno, basti pensare che nel solo 2015 in Piemonte le donne che sono state seguite dalla rete dei 17 centri antiviolenza presenti sul territorio piemontese sono state 1650, di cui 1091 italiane e 544 straniere. La provincia di Torino è quella con il maggior numero di richieste, 1.381 di cui 931 italiane e 450 straniere. A seguire la provincia di Alessandria, con 141 casi. Nelle ultime posizioni la provincia di Cuneo con 16 casi (9 italiane e 7 straniere) e la provincia del Verbano-Cusio-Ossola con 10 casi (8 italiane e 2 straniere). Un altro dato importante: su 64.362 donne fra i 16 e i 70 anni che, secondo l’Istat, hanno subito violenza in Piemonte nel 2014, solo 3.200 hanno fatto richiesta di aiuto a strutture o servizi specializzati.

E le donne seguite dai centri antiviolenza n on sono che la punta dlel’iceberg.

La mappatura dei servizi pubblici e del privato sociale dedicati alle donne vittime di violenza in Piemonte ha messo in evidenza come la rete sia ancora piccola e poco conosciuta. Su 64.362 donne fra i 16 e i 70 anni che, secondo l’Istat, hanno subito violenza in Piemonte nel 2014, solo 3.200 hanno fatto richiesta di aiuto a strutture o servizi specializzati.

L’OBIETTIVO DEL PROGETTO. Il progetto ’Piemonte in rete contro la violenza di genere’ ha preso avvio nel mese di ottobre 2016 con l’obiettivo di aggiornare la mappatura dei servizi, pubblici e del privato sociale, che sul territorio si occupano di offrire accoglienza, consulenza, tutela alle donne vittime di violenza. L’indagine dunque ha avuto come oggetto non solo i CAV (Centri anti violenza), ma anche gli altri soggetti che operano in sinergia con i primi, fra cui le ASL.

IL TARGET CUI LE STRUTTURE SI RIVOLGONO. Dall’indagine è emerso che l’85% delle strutture sottoposte a questionario accoglie donne adulte che hanno subito maltrattamenti e violenze. Il 66% è in grado di accogliere anche donne che hanno a proprio carico dei minori, mentre il 30% è attrezzato per offrire il proprio supporto a ragazze minorenni. Il 43% inoltre si rivolge a target di utenti specifici come anziani, disabili vittime di abusi o anche uomini autori di violenza.

CERUTTI: PIU’ CAPILLARITA’.Credo che il lavoro che la Consulta ha portato avanti sia importante – ha detto Cerutti – e che ci offra una fotografia della situazione. Abbiamo vari centri antiviolenza. Dalle indagini fatte a livello nazionale, i centri antiviolenza del Piemonte sono quelli che ottengono più risorse in Italia e ciò significa che come Regione stiamo sostenendo concretamente questi centri. Tuttavia bisogna essere sempre più capillari ed efficaci e far sì che il tema della formazione del personale sia sempre più diffuso, il volontariato non basta». Inoltre «spesso abbiamo bisogno di una accoglienza veloce, oltre ai centri antiviolenza. L’inserimento nella casa protetta può non essere immediato, mentre abbiamo bisogno di risposte immediate».

Fonte: lastampa.it

  • Aggiornato il 15 Febbraio 2017