Non si potrà più cancellare il reato di stalking pagando alla vittima poche centinaia di euro, come se giorni e notti di paura non fossero mai esistiti. “Approveremo l’emendamento entro novembre”, assicura Donatella Ferranti, deputata dem, presidente della Commissione giustizia della Camera che si riunirà nel pomeriggio per concludere la discussione. Da Fi al Pd e al M5S, la maggioranza è compatta e favorevole a porre rapidamente rimedio a quello che viene considerato ‘un errore’ della riforma penale approvata in estate. Riforma che, per l’appunto, includeva lo stalking tra i reati estinguibili con risarcimento.
In molti confidano che venga votato subito l’emendamento presentato a luglio da Mara Carfagna all’articolo 162 della legge. Che torna a escludere lo stalking dai reati cancellabili attraverso un risarcimento. Perché non si ripetano sentenze come quella emanata a ottobre a Torino, dove una donna si è vista offrire 1.500 euro come compensazione. Ha rifiutato i soldi, ma il tribunale, applicando la legge, ha deciso che il risarcimento poteva bastare perché c’era stata una condotta riparatoria. E il reato di stalking è quindi scomparso. Una sentenza che ha rinfocolato le proteste, mobilitando tutto l’arco costituzionale (anche in Senato c’è una proposta di riforma presentata dal Pd). Dopo l’ok alla riforma, erano state tre sindacaliste a sollevare per prime la questione: Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil, Liliana Ocmin, del Coordinamento nazionale donne della Cisl e Alessandra Menelao, responsabile Centri di ascolto della Uil.
Il reato di stalking è stato introdotto dalla legge 38 del 2009. L’articolo. 612-bis del codice penale prevede tra l’altro che sia “punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura”. Da allora molte cose sono cambiate, e le denunce per stalking sono aumentate. Sono state 7.764 nel 2016, già 6.042 nei primi sette mesi del 2017 (dati Viminale). Una trend che rischia di bloccarsi, dicono in molti: chi denuncerà più col rischio di veder cancellato il reato in cambio di un semplice pagamento? “Bisogna approvare l’emendamento in tempi rapidi, per porre rimedio ad uno scempio che depotenzia uno dei pochi strumenti che le donne vittime di violenza hanno per difendersi”, dice Carfagna, promotrice della legge e ora dell’emendamento.