“Non saranno le donne a dover abbandonare l’abitazione per andare nelle case rifugio, bensì i maltrattanti – precisa il procuratore Raimondi – interverremo immediatamente sulle segnalazioni di forze dell’ordine e polizia locale”
“Sono sparite le telefonate dai centri antiviolenza” dice il procuratore di Trento Sandro Raimondi. “Se prima arrivavano 7-8 chiamate al giorno, ora no” aggiunge l’assessora Segnana.
Dopo l’allarme del centro antiviolenza, si mobilitano la Procura del capoluogo e la Provincia. Il procuratore Raimondi ha licenziato un provvedimento: “Le donne evidentemente sono vittime nelle mura domestiche” commenta.
Mura che proteggono dal covid 19, ma non dai conviventi. La Procura è pronta a intervenire tempestivamente sulle situazioni sotto la lente di forze dell’ordine e polizia locale, per far sì che in questo momento di emergenza non sia mai la donna a doversene andare, magari coi figli, in una casa rifugio:
“Non si valuta allontanare la donna ma lui, perché il disagio non si aggiunga al disagio. E’ un modo per per sottrrare al doppio rischio di epidemia e violenza”
I maltrattanti verranno dunque sempre collocati in un altro domicilio. Con l’allontanamento, i domiciliari altrove, il carcere.
Il messaggio alle donne: “Chiudetevi in una stanza e chiamate”. Il Centro antiviolenza, 0461 -220048, oppure il 112.
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